
Sabato 29 Novembre 2008 - ore 21,00
Mulino di Amleto
Banyan Teatro
Con Marco Bianchini
Musiche Tiziano Paganelli
Guardando dalla finestra del suo laboratorio un sarto non più giovanissimo si rende conto che, già da tempo, fuori non passa più nessuno. L’uomo stenta a confessare finanche a sé stesso l’esperienza che sta vivendo.
Ciò lo porta a interpretare fallimentari tentativi di ripristino delle condizioni di vita normale.
L’analisi confusa del momento che sta attraversando lo porta a valutazioni di carattere esistenziale e sociale, su di sé, su chi gli era vicino e sui motivi che hanno condotto a tale assurda situazione.
Il legame con la possibilità di pensare ancora un futuro è legato ad una voce femminile che ancora riesce confusamente ad ascoltare attraverso la radio.
Il turbine dei suoi pensieri lo conduce fino a fantasticare ipotesi bibliche che lo vedono novello Noè, con la relativa, enorme responsabilità inconfessabile di salvezza del genere umano.
Ciò lo arrovella intorno al dubbio dell’azione, trattenuta dal timore di ciò che lo potrà attendere fuori, in quello che immagina come un mondo abbandonato dagli uomini.
Il sarto di Gabellini è un personaggio estremo, ultimo rappresentante del genere umano - insieme ad una insolita e ambigua voce di donna alla radio - responsabile della salvezza dell'umanità che si ostina ad esprimersi ancora in una lingua che è destinata a scomparire. Nell’ultimo sarto si sente forte il tema della fine: fine del mondo, fine del dialetto.
O forse il segno di un nuovo inizio, una lingua nuova, un mondo nuovo, un uomo nuovo? Qualcosa che si trasforma e noi ne siamo testimoni.
“Siamo forse alla vigilia della più spaventosa trasformazione della terra intera, e del tempo e dello spazio storico a cui essa è legata?”
Ingresso unico € 10
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Mulino di Amleto
Banyan Teatro
L'ultimo sarto
Regia Gianluca ReggianiCon Marco Bianchini
Musiche Tiziano Paganelli
Guardando dalla finestra del suo laboratorio un sarto non più giovanissimo si rende conto che, già da tempo, fuori non passa più nessuno. L’uomo stenta a confessare finanche a sé stesso l’esperienza che sta vivendo.
Ciò lo porta a interpretare fallimentari tentativi di ripristino delle condizioni di vita normale.
L’analisi confusa del momento che sta attraversando lo porta a valutazioni di carattere esistenziale e sociale, su di sé, su chi gli era vicino e sui motivi che hanno condotto a tale assurda situazione.
Il legame con la possibilità di pensare ancora un futuro è legato ad una voce femminile che ancora riesce confusamente ad ascoltare attraverso la radio.
Il turbine dei suoi pensieri lo conduce fino a fantasticare ipotesi bibliche che lo vedono novello Noè, con la relativa, enorme responsabilità inconfessabile di salvezza del genere umano.
Ciò lo arrovella intorno al dubbio dell’azione, trattenuta dal timore di ciò che lo potrà attendere fuori, in quello che immagina come un mondo abbandonato dagli uomini.
Il sarto di Gabellini è un personaggio estremo, ultimo rappresentante del genere umano - insieme ad una insolita e ambigua voce di donna alla radio - responsabile della salvezza dell'umanità che si ostina ad esprimersi ancora in una lingua che è destinata a scomparire. Nell’ultimo sarto si sente forte il tema della fine: fine del mondo, fine del dialetto.
O forse il segno di un nuovo inizio, una lingua nuova, un mondo nuovo, un uomo nuovo? Qualcosa che si trasforma e noi ne siamo testimoni.
“Siamo forse alla vigilia della più spaventosa trasformazione della terra intera, e del tempo e dello spazio storico a cui essa è legata?”
Ingresso unico € 10
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